Il termine “terapia manuale” richiede dei chiarimenti, l’uso delle mani per praticare manovre con finalità terapeutiche o di benessere appartiene a diverse discipline e figure professionali.
Come la medicina in generale, anche lo sviluppo delle terapie manuali ha risentito in maniera sostanziale dell’influenza e del condizionamento delle culture di origine, generando diversi approcci e criteri di applicazione, basti pensare al massaggio nelle sue innumerevoli forme: terapeutico, sportivo, estetico; i massaggi di origine esotica, dei quali i più noti sono l’Ayurvedico, il Tui-na, lo Shiatzu e, ancora, le discipline specificamente orientate alla terapia, quali la chiropratica e l’osteopatia.
Tutti questi approcci, per quanto sia corretto mantenerli differenziati tra loro, hanno però determinato un dedalo di discipline e di figure professionali che hanno generato disorientamento nella persona che soffre di problemi muscolo-scheletrico. La persona non sa più qual è la disciplina più adatta alla soluzione del suo problema e a quale professionista deve rivolgersi.
Un altro aspetto che confonde la scelta è il fatto che molte manovre manuali sono comuni a diverse discipline, ragione per cui diventa difficile affermare che una manovra appartenga esclusivamente ad una disciplina e non a un’altra.
Nonostante questa complessità, è possibile fare una netta distinzione tra la terapia manuale praticata dal fisioterapista e quella praticata dagli operatori specializzati in altre discipline.
In fisioterapia la terapia manuale è inserita all’interno di un progetto riabilitativo conseguente ad un ragionamento clinico in cui l’obiettivo non si limita alla riduzione o alla scomparsa del sintomo ma comprende, soprattutto, il ripristino della migliore qualità di vita (compatibilmente con l’entità e la complessità del problema).
Una seduta di terapia manuale praticata dal fisioterapista non può durare pochi minuti: il tempo necessario per sinergizzare scientificamente una terapia manuale con gli altri strumenti terapeutici a disposizione del fisioterapista richiede, infatti, sedute che non possono essere di breve durata.
L’International Federation of Orthopedic Manipolative Therapist (IFOMT) ha così definito la terapia manuale praticata dal fisioterapista:
«La terapia manuale ortopedica è un’aerea specializzata della fisioterapia per il trattamento delle condizioni neuro-muscolo-scheletriche, basata sul ragionamento clinico, che utilizza approcci di trattamento altamente specifici includendo tecniche manuali ed esercizi terapeutici».
La terapia manuale praticata dai fisioterapisti è una disciplina di carattere scientifico basata su conoscenze di anatomia, fisiologia, biomeccanica e fisiopatologia e la ricerca scientifica riguardante questo ambito della medicina è in continuo aggiornamento. A questo si aggiunge che il fisioterapista può integrare le sue competenze includendo anche altre discipline fra quelle prima citate.
In conclusione, se è comprensibile il disorientamento del paziente di fronte alla scelta della figura professionale a cui rivolgersi, al contrario non lo è per il professionista il quale, di fronte al proprio paziente, deve essere ben orientato nell’assumersi la responsabilità etica di trattare solo ed esclusivamente i problemi di sua competenza e di praticare terapia manuali delle quali possiede le adeguate conoscenze.